Flore: se fossi primavera.

Okay lo ammetto: non conoscevo il Flore di Carolina Herrera. Anzi, a dirla tutta, non sapevo che ci fosse una linea vintage di CH che precedesse di molto la lunga serie di scarpette col tacco. Fino a quando, entrata in una profumeria storica della mia città, non vedo esposti reperti d’annata, tra cui spiccano tante scatoline a pois, di diversi colori, che attirano la mia attenzione. Scoperta la paternità (anzi, la maternità), acquisto compulsivamente, complice anche i prezzi stracciati, diverse di queste scatoline. Così mi ritrovo tra le mani, in maniera quasi fortuita, un patrimonio storico della profumeria mondiale. Del Carolina Herrera classico parleremo più avanti: essendo un profumo corposissimo, l’ho messo da parte per quando il clima sarà meno amazzonico. Il Flore invece mi sembra più adatto al periodo, così posso parlarne dopo averlo testato per qualche giorno.


L’incipit è sferzante: un’ondata di mughetto e aldeidi vi investe in pieno viso. Di primo acchito potrebbe sembrare molto simile al Diorissimo, capolavoro di Roudnitska. Ma mentre quest’ultimo viaggia subito verso note più dense, saponettose, e animaliche (ho una sua versione vintage), il Flore rimane più leggiadro, probabilmente per la dose generosa di lillà che emerge subito dopo l’apertura e che contribuisce a dare luminosità al profumo. Col procedere dei minuti, il Flore diventa sempre più morbido, fino a trasformarsi in una crema corpo fioritissima che si fonde perfettamente con la pelle per moltissime ore. Importante è infatti la persistenza di questa fragranza, che, a dispetto delle note eteree, mantiene una sua tenace robustezza. Il fondo di iris, muschio e legni sostiene il tutto, e contribuisce all’effetto “crema corpo” del profumo.

In sostanza: se avete il Diorissimo, forse possedere anche il Flore è superfluo. Oppure, se avete il Diorissimo, e volete un’altra fragranza che lo ricordi per alternarla, allora il Flore è perfetto. Io, ovviamente, ho seguito la seconda strada.

 
“Mughetto fiore piccino
calice di enorme candore
sullo stelo esile
innocenza di bimbi gracile
sull’altalena del cielo.”
(Giuseppe Ungaretti)

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