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Visualizzazione dei post da ottobre, 2024

Absolu di Rochas: una perla dimenticata

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Penso che il sogno di qualunque collezionista di fragranze sia quello di beccare delle piccole profumerie di paese, con gli scaffali pieni di chicche del passato ormai discontinuate, magari vendute a prezzi stracciati. Per quanto mi riguarda, il sogno è diventato realtà. Si perché nella mia città, esiste una profumeria simile. Molti sono i gioielli che ho potuto annusare in a questo luogo di vera perdizione e uno di questi è proprio Absolu di Rochas .  Absolu è un profumo creato nel 2002 dal rinomato naso Jacques Cavallier . Devo constatare che le creazioni di Monsieur Cavallier mi piacciono: basti pensare a Poeme , il mitico Classique o il rivoluzionario Eau d'Issey . Penso che sia la sua capacità magistrale di lavorare il fiore d'arancio in maniera impeccabile a farmi amare così tanto le sue opere. Absolu non è da meno.  La fragranza di apre con un mix molto dolce dato dalla foglia di fico e dal mandarino, uno di quelli maturi, succosi, densi. Il cuore fiorito che si dip...

Five o’ clock au gingembre: l'ora del tè

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C’è qualcosa nell’aria, quando scatta ottobre, che mi fa abbandonare istantaneamente i miei seppur amatissimi profumi fioriti per fuggire tra le braccia degli ambrati e speziati. Questo anche se, ahimè, negli ultimi anni ottobre sta diventando un maggio sotto mentite spoglie. Ma forse la luce che cambia, qualcosa nell’aria, ecco che si smuove qualcosa dentro di me. E così tiro fuori l’artiglieria pesante dalla mia collezione e persino qualche gourmand – non la mia categoria preferita – fa capolino tra i più usati del periodo. Serge Lutens è il mio brand prediletto. Ho decine dei suoi profumi e adoro il concept dietro ognuno di essi. Soprattutto, lo ritrovo nella fragranza che poi vado ad indossare. La coerenza non è da tutti. Five o’ clock au gingembre non è nella top cinque dei miei preferiti. Eppure, sento la necessità di recensirlo perché solo Lutens, e il suo mitico naso profumiere Christopher Sheldrake , poteva creare un profumo al tè così gustoso, piacevole e allo stesso te...

Arpège di Lanvin: un amore al di là del tempo

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Quando ho annusato per la prima volta Arpège di Lanvin ho esclamato, quasi con le lacrime agli occhi “sento uno dei più bei gelsomini della storia della profumeria!”. Si, perché Arpège un po’ commovente lo è, sia per la fragranza in sé che per la storia che si cela dietro la sua creazione. È il 1927, e Jeanne Lanvin , rinomata stilista della Parigi di quegli anni, desidera creare una fragranza in onore della amatissima figlia Marguerite . Il rapporto madre-figlia sta molto a cuore della nostra Jeanne: prima di 11 figli, non ha avuto forse mai modo di sperimentare davvero il ruolo di figlia, in quanto impegnata a badare ai fratelli più piccoli da subito, quasi che fosse stata una mamma sin dalla tenera età.   Non è un caso, infatti, che Lanvin fosse divenuto un marchio noto anche per le sue collezioni dedicate a madre e figlia e che la moda per bambini giunse in auge proprio in quel periodo grazie a lei. Ma torniamo a Marguerite: ha appena compiuto 30 anni, è una musicista e no...

Poison di Dior: il veleno del cuore

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P rovo da sempre una grande fascinazione per la profumeria degli anni 70’-80’: la sua sfrontatezza e voglia di osare, l’opulenza che caratterizzava le creazioni del periodo, persino il coraggio nella scelta dei nomi da dare ai profumi. Basti pensare ad “ Opium ”, nome che suscitò scandalo e costernazione. La maison Dior non voleva essere da meno: Maurice Roger , direttore di Dior negli anni 80’, desiderava un profumo da donna che rompesse gli schemi e che alleggerisse la maison da quell’aura un po’ vecchio stampo che la caratterizzava. La nuova uscita doveva essere conturbante, provocativa e ammaliante. Quasi fosse una pozione da strega più che un profumo. E così nacque Poison . La frase che si poteva leggere sugli advertising dell’epoca era una citazione del poeta Paul Valery : “ Il profumo è il veleno del cuore ”. E tutto quello che accompagnò l’uscita del profumo puntava ad esaltarne l’aura di mistero, quasi di inquietudine, sicuramente dark e iper-seducente. Anche il flacone, co...

L'Oblìo di Meo Fusciuni: il rifugio della dimenticanza

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Sono stata a lungo incerta su come sviluppare questa mia recensione. Il motivo è che questo profumo è entrato a fare parte della mia collezione e della mia vita in un periodo così denso di emozioni, che provare a buttare giù tutto, nero su bianco, non è stato semplicissimo. La frase che accompagna questa creazione di Meo Fusciuni è " E se il bene dell’uomo fosse dimenticare, anziché ricordare? ". L' Oblio come salvezza, L'Oblio come quiete. Il cielo sa se ne avevo bisogno, dopo mesi di tribolazioni e paura, durante una lunga estate costellata di lutti. L'affanno dell'anima era così intenso, il peso sul cuore così gravoso, che l'unico desiderio che mi trovavo a ricercare costantemente era quello di scomparire, dissolvermi in una nuvola, cadere in un vuoto asettico che mi concedesse un po' di tregua. E, proprio con questo stato d’animo, mi imbatto in questo profumo. Non so se fosse questo il racconto che Meo desiderava accompagnasse la sua creazione, m...

Aura di Mugler: il richiamo della foresta

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Mugler, croce e delizia degli amanti dei profumi! Le sue creazioni, infatti, o si amano o si odiano. Io l'ho sempre amato per la sua capacità di uscire fuori dagli schemi, a partire dalle boccette futuristiche, spesso scomodissime, ma sicuramente originali. Alien è stato un mio grande amore di quando ero ventenne, la mia signature per tanto tempo. Aura , invece, l'avevo snobbato, vai a capire perché. Lanciato nel 2017, si distingue immediatamente per il suo carattere magnetico e avvolgente. L'apertura è spiazzante, con un'esplosione di rabarbaro e bergamotto che conferiscono subito un'impronta verde e pungente. A seguire, il cuore è dominato da quel sentore denominato " Tiger Liana" che vuole simboleggiare la sintesi tra animale e vegetale. Infatti si percepisce un accordo verde, esotico e selvaggio, grazie anche all' ylang ylang, fuso con note dolci di fiore d'arancio e pera. La vaniglia, presente nelle note di fondo ma ben percepibile sin dal c...

Dior Addict di Dior: nomen omen

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È giunto il momento di recensire uno dei miei profumi "mai più senza". Uno di quei profumi per cui mi sono scapicollata pur di entrare in possesso di una sua versione vintage, conservando comunque anche quella moderna. Uno di quei profumi che mi fa sentire super femminile, affascinante e seducente. D'altronde, Dior Addict É, per sua natura, un profumo audace, che incarna la sensualità e femminilità in ogni sua molecola. Appartenente alla famiglia orientale floreale, nasce dal naso di Thierry Wasser , ora profumiere della maison Guerlain, e Christian Dussoulier . Due nasi che sono abituati a sfornare masterpiece, basti pensare al Mon Guerlain o a Hypnotic Poison. La fragranza si apre con note luminose e fresche di foglie mandarino, mora e albero della seta che donano un tocco frizzante ma vellutato all'esordio. Il cuore del profumo si svela poco dopo con un affondo di rosa e un tripudio di fiori bianchi, tra cui gelsomino, fiore d'arancio e Cereus notturno (vi inv...