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Visualizzazione dei post da dicembre, 2024

𝑨𝒍𝒂𝒎𝒖𝒕 𝒅𝒊 𝑽𝒊𝒍𝒍𝒐𝒓𝒆𝒔𝒊: 𝒖𝒏 𝒗𝒊𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐 𝒏𝒆𝒊 𝒈𝒊𝒂𝒓𝒅𝒊𝒏𝒊 𝒅'𝑶𝒓𝒊𝒆𝒏𝒕𝒆

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La mia storia con questo profumo è stata piuttosto travagliata: l'ho comprato al buio per poi rivenderlo dopo poco. Non faceva per me, mi dicevo, non parla di me. Evidentemente non era il momento giusto per noi, non l'avevo capito. Il suo ricordo ha sedimentato dentro di me a lungo per poi spuntare fuori in una fredda mattinata di gennaio, all'improvviso. Avevo voglia di riannusare quella fragranza misteriosa e opulenta, di sentirla sulla mia pelle e farmi avvolgere da lei completamente per ore e ore. Volevo Alamut . I profumi di Villoresi sembrano usciti direttamente da altre epoche e altri mondi: Alamut prende infatti il nome dall'omonima fortezza iraniana, oggi in rovina, che si ergeva fra le montagne nei pressi del Mar Caspio. Luogo di incontro tra scienziati, filosofi e artisti, Alamut era un luogo da fiaba, ricco di giardini e biblioteche. Questo crocevia di idee, esperienze e culture si rispecchia nella complessità del profumo, che ha una piramide davvero corpo...

𝑷𝒂𝒓𝒇𝒖𝒎 𝒏. 𝟏 𝒅𝒊 𝑮𝒂𝒍𝒍𝒊𝒂𝒏𝒐: 𝒊𝒍 𝒇𝒂𝒔𝒄𝒊𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒄𝒂𝒅𝒆𝒏𝒛𝒂

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Erano anni che facevo la corte a questo profumo, incuriosita e stregata dalle recensioni che ascoltavo e che ne esaltavano la grandezza e l’originalità. E poi, quanto è bella la boccetta? Diciamocelo: un piccolo capolavoro gotico, un po’ visual kei, che ha stregato molti degli appassionati di profumi. Quando mi imbatto in questi manufatti un po' dark, misteriosi, fuori dagli schemi, drizzo subito le antenne. In più, ahimè, il fatto che siano spesso unicorni, ossia profumi discontinuati e quindi introvabili, accresce l'aura di mistero che li avvolge e, di conseguenza, il desiderio di averli.  John Galliano, genio e sregolatezza, stilista di talento dalle alterne fortune, si ispira ad una lettera di Gabriele d'Annunzio per la creazione del suo edp. N. 1. Una lettera dedicata alla nobildonna Luisa Casati , mecenate di numerosi artisti, donna stravagante e dai gusti originalissimi in fatto di moda. Avete presente l'immagine presente sulla scatola del profumo, quel pierrot...

𝑯𝒆𝒍𝒊𝒐𝒕𝒓𝒐𝒑𝒆 𝒅𝒊 𝑶𝒓𝒊𝒛𝒂 𝑳𝒆𝒈𝒓𝒂𝒏𝒅: 𝒍'𝒂𝒎𝒐𝒓 𝒄𝒉𝒆 𝒎𝒐𝒗𝒆 𝒊𝒍 𝒔𝒐𝒍𝒆 𝒆 𝒍𝒆 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒍𝒍𝒆

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Ah, che bella la Maison di Oriza Legrand ! La sua storia centenaria, il tentativo di riscoprire le formule originarie dei profumi settecenteschi che fecero la fortuna della casa e del suo fondatore, Jean-Louis Fargeon, mi ha sempre fatto sognare ad occhi aperti. D'altronde i clienti della Maison Oriza erano personalità di non poco conto: Maria Antonietta, Napoleone, Luigi XVI. Ho acquistato ben due Discovery kit e devo dire che ho annusato profumi eccezionali, complessi indubbiamente, non semplici né modaioli, ma estremamente eleganti e molto evocativi.  Heliotrope (già Heliotrope Blanc) è forse uno dei più "semplici", lineari, accattivanti. Incentrato sulla nota dell'eliotropio (o meglio, dell'eliotropina di sintesi, giacché la resa di estrazione dal fiore è praticamente nulla), Heliotrope si presenta come un profumo soffice, talcato, morbido. L'apertura è particolare, con una nota mandorlata amarognola, quasi simile all'amaretto, che poi pian piano ...

𝑴𝒂𝒈𝒏𝒆𝒕𝒊𝒄 𝑩𝒍𝒆𝒏𝒅 𝒏.𝟖 𝒅𝒊 𝑰𝒏𝒊𝒕𝒊𝒐: 𝒑𝒆𝒓 𝒎𝒆, 𝒑𝒆𝒓𝒇𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒄𝒐𝒔ì.

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Layering, questo sconosciuto! Ammetto candidamente di non esserne in grado: l'idea di miscelare profumi diversi mi è sempre suonata aberrante, quasi un torto fatto alla fragranza in sé. Non critico assolutamente chi riesce, anzi, provo grande ammirazione verso coloro che sanno padroneggiare questa arte così creativa ma tanto rischiosa. Io mi limito a fidarmi del profumiere: se per lui la fragranza è completa così, va bene anche per me.  Eppure ci sono fragranze che nascono apposta per essere miscelate: è il caso della linea Magnetic Blend di Initio . Il n.8 è fondamentalmente un ambrato incensato, con note di Frankincense o olibano e muschio di quercia. È freddo, a tratti aromatico, parecchio malinconico. Ha pochissima evoluzione e va bene così per un profumo nato per fare layering. Persistenza e proiezione buone, non è un profumo stordente. Molti lo trovano troppo semplice per il prezzo che ha, e forse hanno ragione. Ma sinceramente quando voglio indossare qualcosa che mi faccia ...

𝑴𝒆𝒔𝒔𝒆 𝒅𝒆 𝑴𝒊𝒏𝒖𝒊𝒕 𝒅𝒊 𝑬𝒕𝒓𝒐: 𝒊𝒍 𝒑𝒓𝒐𝒇𝒖𝒎𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒖𝒕𝒐

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 24 dicembre. È sera, il freddo fuori è pungente ma dentro il caldo è intenso, quasi soffocante. E’ l’effetto delle tante persone che popolano la casa di nonna e che per la maggior parte siedono attorno al tavolo lungo del soggiorno. Grandi e piccini che schiamazzano, ridono, chiacchierano. Si mangia e poi si gioca tutti insieme a tombola, coprendo i numeretti delle cartelle con le bucce di mandarini presenti in quantità industriale a mucchietti lungo tutta la tavolata. Un odore dolce e agrumato si spande per l’aria assieme a quello della cera delle candele che sono accese qua e là a rischiarare l’icona di una Madonna con Bambino o di un qualche santo sconosciuto. Arrivano le 23, è ora di uscire per andare in chiesa. Gli uomini rimangono a casa, a giocare a carte e a fumare, mentre le donne e i bambini indossano cappotti, sciarponi e guanti, pronti a sfidare il freddo. Fuori l’atmosfera è sospesa, si sente ogni tanto qualche botto, risate che provengono dalle finestre. Finalmente s...

𝑬𝒙𝒑𝒆𝒓𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒖𝒎 𝑪𝒓𝒖𝒄𝒊𝒔 𝒅𝒊 𝑬𝑳𝑫𝑶: 𝒍'𝒆𝒒𝒖𝒊𝒍𝒊𝒃𝒓𝒊𝒐 𝒕𝒓𝒂 𝒔𝒄𝒊𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒆 𝒂𝒓𝒕𝒆

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Ah l'esperimento della croce! Quante volte i ricercatori si sono trovati di fronte a questa prova in grado di decidere se la strada percorsa è corretta o se si è trattato solo di un clamoroso buco nell'acqua! Con quale mix di ansia, speranza, incertezza, si sta lì a guardare una curva salire o scendere, un colore comparire o scomparire, un segnale farsi più forte o divenire a malapena percepibile. Quale frustrazione si prova quando mesi di lavoro vengono accantonati perché un singolo esperimento può dirti che l'ipotesi di partenza era sbagliata. Sono una ricercatrice, e so di cosa parlo. Quando capita, cerco sempre di trarne il buono: cosa mi ha insegnato l'esperimento della croce? Quali altre ipotesi mi consente di esplorare?  È abbastanza chiaro, quindi, di quanto possa aver subito la fascinazione di un profumo che portasse un nome simile. Experimentum crucis di Etat Libre d'Orange poi, è un profumo alla rosa, una delle mie note preferite in assoluto. Dovevo qui...

𝑪𝒐𝒄𝒐 𝑵𝒐𝒊𝒓 𝒅𝒊 𝑪𝒉𝒂𝒏𝒆𝒍: 𝒏𝒐𝒏 𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒊𝒍 𝑴𝒂𝒅𝒆𝒎𝒐𝒊𝒔𝒆𝒍𝒍𝒆

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Torniamo a parlare di Chanel , si, ma con uno dei suoi profumi meno considerati, menzionati, recensiti sui social.  Sento davvero parlare pochissimo del Coco Noir , e non mi spiego il perché. Forse la fama del suo ingombrante fratello maggiore, il Coco Mademoiselle , ha inghiottito letteralmente tutto quello che è arrivato dopo. Fatto sta, che appena ho scoperto che nella creazione del profumo ci aveva messo lo zampino, anzi, il naso, il mio amato Christopher Sheldrake , creatore di quasi tutte le opere olfattive di Serge Lutens, ho pensato "okay, devo averlo".  Coco Noir mantiene le aspettative: quando si guarda al flacone laccato di nero, quasi a richiamare un tubino da donna, non ci si può non attendere una fragranza elegante e seducente.  Nei primi minuti assomiglia molto al Coco Mademoiselle, soprattutto per la sferzata agrumata che si diffonde al primo spruzzo. Questa onda di agrumi, però, si cheta per lasciare spazio al patchouli e ai fiori, in particolare la ros...